VILLA CHIARA

Dal 14 febbraio 2019, Ballafon ha inaugurato la Villa Chiara, una casa per minori stranieri non accompagnati, in Via Per Nasca 5 – 21010 Castelveccana.
Può accogliere fino a 23 minori stranieri non accompagnati.

La casa di avviamento all’autonomia per minori stranieri non accompagnati è progettata per rispondere alle esigenza di adolescenti dai 15 ai 18 anni che si trovano sul territorio italiano senza essere affidati a una figura genitoriale o parentale, ovvero minori usciti da percorsi in comunità, ma bisognosi di accompagnamento verso la definitiva autonomia personale, attraverso un sostegno al percorso di crescita, con interventi che rafforzino la ricerca di stabilità emotiva, professionale ed economica.

La casa può accogliere un massimo di 15 ospiti, è aperta 7 giorni su 7, tutto l’anno, e propone attività di gestione della vita quotidiana e dei compiti di cura della propria persona e dell’ambiente:

  • di processi e percorsi di integrazione sociale;
  • di autonomia lavorativa e abitativa;
  • di promozione di occasioni di incontro e integrazione relazionale e culturale.

La conoscenza del ragazzo, attraverso colloqui e rapporti con gli operatori che se ne sono occupati in precedenza costituisce la prima fase di conoscenza del minore e consente di progettare un accoglienza adeguata: si ascoltano le motivazioni di tutti i soggetti all’affidamento, per creare le premesse e le condizioni di sviluppo della capacità decisionale di ognuno (la capacità di porsi degli obiettivi coerenti, di pensarli ed attivare le strategie per attuarli) processo che continuerà per tutto il periodo di permanenza in comunità, verificando man mano (ogni 3 mesi) il percorso e adattandolo alla crescita di ciascuno.
L’inserimento avverrà nel modo più graduale possibile con il coinvolgimento degli altri ragazzi del gruppo. Da questo momento in poi si prende in carico il minore con i suoi disagi e le sue risorse e lo si aiuta ad adattarsi gradualmente alle regole del gruppo coinvolgendo anche gli altri ragazzi nell’importante tentativo di far sentire chi arriva “finalmente a casa”; inizia così un periodo di osservazione reciproca durante il quale si individuano le risorse e le difficoltà del minore; si avviano i primi contatti con la rete relazionale del ragazzo accolto ; si ipotizza la formulazione di un progetto educativo individualizzato. Il minore viene coinvolto il più possibile nelle decisioni che riguardano il suo progetto in quanto ha il diritto di conoscere il motivo del suo inserimento in Comunità, lo scopo ed i tempi previsti e deve essere aggiornato sulle modifiche successive.
Queste comunicazioni devono tenere presente l’età e le capacità del minore.

Chi era san Tarcisio?

Non abbiamo molte notizie. Siamo nei primi secoli della storia della Chiesa, più precisamente nel terzo secolo; si narra che fosse un giovane che frequentava le Catacombe di san Callisto qui a Roma ed era molto fedele ai suoi impegni cristiani.
Amava molto l’Eucaristia e, da vari elementi, concludiamo che, presumibilmente, fosse un accolito, cioè un ministrante.

Erano anni in cui l’imperatore Valeriano perseguitava duramente i cristiani, che erano costretti a riunirsi di nascosto nelle case private o, a volte, anche nelle Catacombe, per ascoltare la Parola di Dio, pregare e celebrare la Santa Messa. Anche la consuetudine di portare l’Eucaristia ai carcerati e agli ammalati diventava sempre più pericolosa.
Un giorno, quando il sacerdote domandò, come faceva di solito, chi fosse disposto a portare l’Eucaristia agli altri fratelli e sorelle che l’attendevano, si alzò il giovane Tarcisio e disse: “Manda me”.
Quel ragazzo sembrava troppo giovane per un servizio così impegnativo! “
La mia giovinezza – disse Tarcisio – sarà il miglior riparo per l’Eucaristia”.
Il sacerdote, convinto, gli affidò quel Pane prezioso dicendogli: “Tarcisio, ricordati che un tesoro celeste è affidato alle tue deboli cure.
Evita le vie frequentate e non dimenticare che le cose sante non devono essere gettate ai cani né le gemme ai porci. Custodirai con fedeltà e sicurezza i Sacri Misteri?”.
 “Morirò – rispose deciso Tarcisio – piuttosto di cederli”. Lungo il cammino incontrò per la strada alcuni amici, che nell’avvicinarlo gli chiesero di unirsi a loro.
Alla sua risposta negativa essi – che erano pagani – si fecero sospettosi e insistenti e si accorsero che egli stringeva qualcosa nel petto e che pareva difendere. Tentarono di strapparglielo ma invano; la lotta si fece sempre più furiosa, soprattutto quando vennero a sapere che Tarcisio era cristiano; lo presero a calci, gli tirarono pietre, ma egli non cedette.
Morente, venne portato al sacerdote da un ufficiale pretoriano di nome Quadrato, diventato anch’egli, di nascosto, cristiano.
Vi giunse privo di vita, ma stretto al petto teneva ancora un piccolo lino con l’Eucarestia.

Venne sepolto da subito nelle Catacombe di san Callisto. Il Papa Damaso fece un’iscrizione per la tomba di san Tarcisio, secondo la quale il giovane morì nel 257.
Il Martirologio Romano ne fissa la data al 15 agosto e nello stesso Martirologio si riporta anche una bella tradizione orale, secondo la quale sul corpo di san Tarcisio non venne trovato il Santissimo Sacramento, né nelle mani, né tra le vesti.
Si spiegò che la particola consacrata, difesa con la vita dal piccolo martire, era diventata carne della sua carne, formando così con lo stesso suo corpo, un’unica ostia immacolata offerta a Dio.

La testimonianza di san Tarcisio ci insegna il profondo amore e la grande venerazione che dobbiamo avere verso l’Eucaristia: è un bene prezioso, un tesoro il cui valore non si può misurare, è il Pane della vita, è Gesù stesso che si fa cibo, sostegno e forza per il nostro cammino di ogni giorno e strada aperta verso la vita eterna; è il dono più grande che Gesù ci ha lasciato.

A noi probabilmente non è richiesto il martirio, ma Gesù ci domanda la fedeltà nelle piccole cose, il raccoglimento interiore, la partecipazione interiore, la nostra fede e lo sforzo di mantenere presente questo tesoro nella vita di ogni giorno.
Ci chiede la fedeltà nei compiti quotidiani, la testimonianza del Suo amore, frequentando la Chiesa per convinzione interiore e per la gioia della Sua presenza.

Che Dio vi benedica in questi giorni!

Benedetto XVI